sabato 8 Ottobre 2011 c/o Shaolin Temple Italy
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SHAOLIN TEMPLE
(directed by Chang Hsin-yen with Jet Li, 1982)
La rinascita di Shaolin iniziò, quando le autorità di Pechino decisero di riaprire il Tempio e di permettere ad una società cinematografica di Hong-Kong di ambientarvi il primo film di kung-fu girato in Cina, intitolato “Il Tempio Shaolin”, basato sul famoso episodio della storia Shaolin, che riguarda le vicende dell’imperatore Tai-Zong, fondatore della dinastia Tang, salvato da tredici monaci, capeggiati dal novizio, Zong “il Tigrotto”. Il film, pieno di scene sensazionali e privo dei messaggi politici, fu proiettato per settimane con strepitoso successo, nelle sale cinematografiche di tutta la Cina, evocando un nuovo entusiasmo per le arti marziali, che tutt’ora sta facendo impazzire i giovani di tutta la Cina. L’attore principale del film, Li-Lian-Jie, conosciuto oggi come Jet-Li, è diventato un idolo nazionale. Associazioni d’arti marziali sorsero in ogni provincia della Cina con milioni d’iscritti e sempre più numerosi erano coloro che sognavano di poter studiare il kung-fu a Shaolin. Innumerevoli lettere in lingua inglese, scritte da giovani ammiratori, giunsero a Shaolin dall’occidente, per supplicare di essere accolti come discepoli dai monaci del famoso Tempio, ma l’anziano abate del monastero, non essendo in grado di leggerle, le passò alla polizia che le ammucchiò e dimenticò in qualche angolo. Così nessuno ricevette mai una risposta. In sei mesi più di ventimila lettere giunsero al monastero e più di cento ragazzi scapparono di casa, dopo aver visto il film, per bussare alle porte del Tempio sperando, come nella leggenda, di essere accettati come discepoli dai vecchi monaci. Dopo la morte di Mao, la caduta della “Banda dei Quattro” nel 1976 e col nuovo corso impresso da Deng-Xiao-Ping, vennero rivalutate le tradizioni e la cultura popolare, e con esse le arti marziali. I nuovi dirigenti cinesi si resero conto che il kung-fu era una vera miniera d’oro e che era assurdo lasciarla sfruttare ad altri che dopotutto, non avevano neppure il Tempio Shaolin. Le arti marziali furono quindi riabilitate dalle autorità cinesi nella forma del Wushu, versione sportiva del kung-fu tradizionale, con lo scopo di farne una disciplina Olimpica. Fu creata dal Partito Comunista un’organizzazionechiamata: “Associazione per le arti marziali di Shaolin”, per gestirne l’insegnamento, un tempo monopolio gelosamente mantenuto dai monaci buddisti. Il kung-fu tornò di moda e la stampa ufficiale cominciò a promuovere le arti marziali con lo slogan: “Ottimo per l’individuo, ottimo per la patria”. La rivista Cina Sportiva incoraggiò le ragazze a imparare il kung-fu per difendersi dai molestatori. La rivista Le arti marziali pubblicò un lungo articolo su un personaggio in Cina molto noto, il generale Xu-Shiyou, colui che comandò l’unica divisione di cavalleria durante la Lunga Marcia, che a 79 anni è vicepresidente della commissione consultiva del partito e che, si scopre oggi, passò otto anni della sua vita, da ragazzo, nel Tempio Shaolin, dove imparò i segreti del kung-fu. Aneddoti sulle abilità del generale furono riferiti da vari giornali per giovani. Si apprese così che, durante la guerra contro i giapponesi, Xu-Shiyou saltò un fosso largo sei metri; che, durante la campagna del 1950 per insediarsi nelle terre vergini del paese, il generale andava in giro a sradicare alberi con le mani; che una volta a Shanghai umiliò con la sua incredibile forza un energumeno sovietico che lo aveva sfidato a smuovere un leone di pietra all’uscita di un ristorante. Il russo non riuscì neppure afarlo spostare di un millimetro, mentre Xu-Shiyou se lo mise sotto il braccio e andò via.
Il film sul monastero e, al tempo stesso, un romanzo sceneggiato giapponese sul tema del Judo, trasmesso dalla televisione cinese, diedero l’ultimo tocco alla “febbre del kung-fu”. La sonnolenta contea di Deng-Feng fu invasa da una marea di persone che volevano vedere il Tempio sacro e imparare i segreti che vi si conservavano. A quel tempo, gran parte del monastero era in rovina e le nuove divinità di gesso dipinto del Signore Buddha, venivano adorate dai pochi monaci sopravvissuti, ormai vecchi e invalidi. Nel Tempio non si praticava più il kung-fu e la famosa sala, il cui pavimento di pietra si era incurvato durante l’allenamento dei monaci nel corso dei secoli, era ricoperta di polvere. Fu così che Pechino decise di investire del denaro per la riparazione e la riapertura del Tempio Shaolin.
L’ingresso del convento fu ricostruito nel 1974 e nel 1978 il Tempio Shaolin fu ufficialmente riaperto al pubblico. Per accogliere i gruppi turistici, le autorità del luogo hanno costruito un motel, mentre sono comparse per i viaggiatori meno abbienti una dozzina di gan-dian (alberghi asciutti, cioè senza il servizio dell’acqua) gestiti da privati. Fu asfaltata una strada che conduce dal capoluogo della contea di Deng-Feng fino al Tempio e così la povera, grigia cittadina ai piedi del Song-shan, la montagna sacra ormai spogliata di tutte le sue celebri foreste, fu messa sulla carta turistica della Cina. In seguito nel 1979 il governo stanziò nuovi fondi promuovendo un progetto di rinnovamento generale che continua tutt’oggi. All’inizio degli anni ’80 furono rinnovate la Sala dei Mille Buddha, la sala Di-Zang, il Li-Xue-Ting, le strade, le scale e il cortile delle Pagode.
ps: per chi desidera : h.19 CENA VEGETARIANA CINESE*
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INGRESSO LIBERO su prenotazione obbligatoria :
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info@shaolintemple.it — 333-2199350
*: Per chi desidera partecipare alla cena vegetariana cinese, comunicare la propria presenza entro sabato mattina
南无阿弥陀佛